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Occhiali progressivi e videoterminalisti

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Medici del lavoro e occhiali progressivi: quando il videoterminalista può averne bisogno

Occhiali progressivi per videoterminalisti: da consigliare o no? Tra i medici competenti la questione è dibattuta e molto attuale: i lavoratori addetti al videoterminale sono infatti sempre di più diffusi e in numerosi settori aziendali. È quindi necessario capire quando il medico del lavoro debba consigliare l’uso di occhiali progressivi e quando invece non siano da consigliare.

 

Non è insolito che i lavoratori che trascorrono molte ore al videoterminale decidano, in autonomia, di dotarsi di occhiali con lenti progressive, soprattutto nel caso di lavoratori con età superiore ai 40 anni. È importante sottolineare come, per quanto concerne il medico del lavoro, gli occhiali progressivi che vengono utilizzati per scopi professionali e personali non figurano come Dispositivo Speciale di Correzione: non possono quindi essere forniti dall’azienda ma devono essere acquistati dal lavoratore stesso.

 

Medici del lavoro e occhiali progressivi: studi e scuole di pensiero

Uno dei problemi dibattuti dai medici del lavoro in merito agli occhiali progressivi è l’assenza di una letteratura scientifica propriamente detta: in sostanza, non esistono linee guide universalmente riconosciute a cui il medico competente possa fare riferimento.

Ci sono alcuni studi che accomunano chi fa uso professionale di lenti progressive con problemi come cefalea o disturbi muscolo-scheletrici, e che pertanto ne sconsigliano l’utilizzo.

Altri medici competenti preferiscono invece dare ascolto agli studi degli optometristi, che si schierano nettamente a favore.

 

Medici del lavoro e occhiali progressivi: comfort e sicurezza

È quindi necessario porsi delle domande. Anzitutto, bisogna capire quale sia lo stato dell’arte delle lenti progressive. In secondo luogo, prima di scegliere quale scuola di pensiero seguire bisogna chiedersi se i risultati dei relativi studi non siano viziati da logiche “commerciali”.

 

Sono fondamentalmente due i parametri che i medici del lavoro devono valutare: sicurezza e comfort. Una volta appurata la mancanza di riferimenti certificati, può essere saggio chiedere il parere del lavoratore stesso: a questo proposito, uno studio del 2011 dimostra che nella maggior parte dei casi i videoterminalisti non sono soddisfatti dall’adozione di occhiali progressivi.

 

Medici del lavoro e occhiali progressivi: comfort e sicurezza

In ogni caso, per la scelta degli occhiali progressivi i medici del lavoro possono appoggiarsi ad un altro specialista, in particolare un oftalmologo che curi la realizzazione di una lente con caratteristiche specifiche, a partire dalle necessità peculiari del lavoratore. È infatti fondamentale considerare l’utilizzo che si fa degli occhiali: nel caso di un utilizzo limitato all’ufficio, è preferibile una lente per distanza medio-vicina; l’attività in esterno richiederà invece l’adozione di un occhiale per le media-lunga distanza.

 

FONTE: http://www.anma.it/wp-content/uploads/2015/06/interno-mcj-1_2015-2.pdf (Paolo Trau’)

trauma acustico

Trauma acustico sul posto di lavoro

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Trauma acustico sul lavoro: consigli e linee guida per il medico del lavoro sulla prevenzione di danni all’udito.

Trauma acustico

trauma acustico

trauma acustico

, sordità professionale o, in gergo tecnico, ipoacusia: per i medici del lavoro, è uno dei problemi più diffusi e frequenti, soprattutto in certi contesti aziendali.
Com’è facile immaginare, il trauma acustico è solitamente dovuto all’esposizione prolungata a suoni intensi. Esistono varie tipologie di trauma acustico, da quelle più lievi a quelle gravi, che possono comportare danni a lungo termine.

La sordità professionale derivante da trauma acustico è una delle malattie professionali più “anziane”. I primi studi compiuti dai medici del lavoro risalgono agli anni Settanta, quando si cominciano a porre le basi per la valutazione del rischio professionale tramite l’analisi di audiogrammi. In particolare, lo studio di due medici (Johnson e Harris) evidenziò come il 36% dei lavoratori che venivano esposti a un rumore di 95 decibel maturasse, negli anni, una perdita dell’udito di oltre 25 decibel alle frequenze critiche per la voce parlata (500, 1000, 2000 Hz).

Esistono diverse di tipologie di trauma acustico. In particolari si distingue tra trauma acustico cronico e acuto: nel primo caso, il lavoratore viene esposto a rumori di intensità superiore a 85 decibel per lunghi periodi di tempi; nel secondo caso, il lavoratore viene esposto a onde sonore di intensità superiore a 120 decibel per un breve periodo.

Trauma acustico sul lavoro: la valutazione del rischio

Il primo compito del medico competente incaricato di prevenire i traumi acustici è la valutazione del rischio. Il medico del lavoro esegue una mappatura dell’ambiente, rilevando le eventuali fonti di rumori forti, e fornisce ai lavoratori tutte le indicazioni per prevenire.
L’analisi viene eseguita dal medico competente anche con l’ausilio di strumenti quali l’audiometria tonale, ossia la misurazione della capacità uditiva mediante toni puri: scopo di questa analisi è rilevare l’intensità sonora minima che, ad una determinata frequenza di suono, possa suscitare in una sensazione uditiva. Sulla base di questa soglia, il medico del lavoro può stabilire con precisione i fattori di rischio che possono causare traumi acustici.
Molto importante, in questa procedura, è la distinzione legislativa tra concetti di “rischio” e “pericolo”: nel primo caso si intende la possibilità che l’evento si verifichi, nel secondo caso si intende invece la certezza.

Trauma acustico: le linee guida ISPESL

Il medico del lavoro che deve confrontarsi con traumi acustici può trovare utili linee guida nelle indicazioni dell’ISPESL (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro): di conseguenza, i rumori forti sul posto di lavoro non sono solamente causa di trauma acustico ma vengono considerati un vero e proprio agente fisico che può aggravare altri fattori di rischio (es. difficoltà di udire segnali d’allarme sonori).

La prevenzione della sordità professionale derivante da traumi acustici sul posto di lavoro si compone di varie fasi, in cui il medico del lavoro deve fare uso di strumenti e sistemi di calcolo precisi e di conoscenze specifiche: solo a seguito di un’analisi approfondita dei rischi all’interno dell’ambiente lavorativo sarà possibile fornire ai lavoratori le giuste misure di protezione.

burocrazia nella medicina del lavoro

Burocrazia nella medicina del lavoro

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I medici del lavoro di oggi hanno bisogno di semplificazione della burocrazia e ottimizzazione delle energie!

Lo dice l’Associazione Nazionale Medici d’Azienda e Competenti.

È la burocrazia uno dei principali ostacoli all’attività svolta dai medici del lavoro.

burocrazia nella medicina del lavoro

burocrazia nella medicina del lavoro

Come anche altri settori professionali del sistema Italia, anche la medicina del lavoro risente della lentezza della burocrazia nostrana.

Non a caso sono state molte, negli anni, le contromisure adottate per tentare di snellire le procedure e semplificare l’iter burocratico che il medico del lavoro deve seguire. A tali contromisure non sono mai seguiti cambiamenti significativi: anzi, nel confronto con gli altri paesi dell’Unione Europea, l’Italia si trova una volta di più a pagare una legislazione troppo rigida e e complessa. I medici del lavoro italiani sarebbero quindi tenuti a imporre la regolamentazione facendo uso di una varietà di sanzioni e provvedimenti penali.

Medici del lavoro e burocrazia: situazione in Europa

I medici del lavoro di molti paesi esteri possono avvantaggiarsi di un’impostazione burocratica più elastica e ottimizzata. In sostanza, ai medici del lavoro vengono “imposti” solamente dei regolamenti di base e degli obiettivi da raggiungere: sta poi ai medici assicurarsi di conseguire tali obiettivi facendo l’uso migliore delle proprie competenze.

Questo approccio permette ai medici competenti una maggiore libertà di manovra e, nella lunga distanza, una maggiore efficienza e qualità del lavoro. È opinione diffusa che un cambio di direzione del sistema burocratico italiano verso una direzione analoga sia da auspicare: i (numerosi) regolamenti verrebbero applicate con più efficienza e si assisterebbe ad una maggiore consapevolezza degli stessi medici del lavoro.

A seguito di quanto sopra, lo stesso Segretario Nazionale dell’ANMA precisa che alla semplificazione della burocrazia e all’alleggerimento delle procedure non deve in alcun modo corrispondere “il venir meno al rispetto dei livelli inderogabili di tutela”.

Pacchetto semplificazioni per la sicurezza sul posto di lavoro

Le amministrazioni più recenti hanno ascoltato alle critiche delle varie associazioni di settore e hanno incluso anche i medici del lavoro nel “pacchetto semplificazioni”, ovvero la proposta di legge che ha come obiettivo lo snellimento burocratico in ambito di sicurezza sul posto di lavoro.

Ad oggi, le misure adottate non hanno purtroppo portato ai risultati sperati: al contrario, i regolamenti derivati dall’aggiornamento della legge del 2012 hanno inasprito ulteriormente l’impianto sanzionatorio per i medici competenti. Più che mai, si acuisce quindi la necessità di un rammodernamento della struttura burocratica e sanzionatoria per i medici del lavoro italiani.

Fonte: http://www.anma.it/wp-content/uploads/2014/04/interno-mcj-3_2014.pdf