Le visite mediche del lavoro sono uno strumento di tutela tanto per il lavoratore quanto per il datore di lavoro. Le modalità e le tempistiche di esecuzione sono disciplinate dalla legge, e in particolare dal Decreto Legislativo n.81 del 2008.
Quando vanno eseguite? In quali occasioni? Cosa comportano? Chi vi si sottopone per la prima volta, e persino molti datori di lavoro che di recente hanno nominato un medico per le visite, non hanno ben chiare le risposte. Dunque, vale la pena fornire qualche informazione esaustiva in merito.
In che cosa consiste la visita medica del lavoro e quando si esegue
Le visite mediche del lavoro sono esami clinici o strumentali, che possono avere un carattere generale o specialistico. A questo riguardo non esiste un protocollo chiaro e rigido, in quanto le modalità, i contenuti e persino gli scopi della visita sono a discrezione del medico. Nella stragrande maggioranza dei casi, le visite mediche del lavoro possono comprendere uno o più di questi esami.
- Analisi del sangue (emocromo)
- Analisi delle urine
- Esami radiologici
- Elettrocardiogramma
- Esame oculistico
- Esame audiometrico (misurazione dell’udito)
I contenuti della visita dipendono spesso dai motivi e dalle situazioni in cui si esegue. Dunque, per avere un quadro esaustivo è bene menzionare i casi che richiedono una visita medica del lavoro.
- All’inizio del rapporto di lavoro. In questo caso, le visite mediche del lavoro verificano l’idoneità del lavoratore alla mansione cui è stato assegnato.
- Quando il lavoratore è assegnato a una mansione sensibilmente diversa. La visita, nella fattispecie, accerta l’idoneità alla nuova mansione. Ovviamente questa deve comportare un impegno diverso e una diversa sollecitazione psicofisica rispetto alla precedente.
- Quando il lavoratore rientra da un periodo di malattia. In questo caso, la visita accerta il pieno recupero del lavoratore e la possibilità di riprendere le normali mansioni.
- Quando il lavoratore la richiede. Se il protocollo stilato dal medico consente le visite a discrezione, il lavoratore può richiedere e ottenere una visita.
In ogni caso, i lavoratori sono sottoposti a visite periodiche.
La legge stabilisce l’obbligo delle visite periodiche, in una prospettiva di monitoraggio dello stato di salute della forza lavoro, ma è il medico a decidere le tempistiche. Di norma, le visite avvengano almeno una volta all’anno.
Che succede se le visite mediche del lavoro falliscono
Può accadere che la visita medica non vada a buon fine, ovvero che riveli la non-idoneità del lavoratore. Cosa succede in questi casi? Rispondere è necessario, visto che si tratta di una eventualità incresciosa tanto per il lavoratore quanto per il datore di lavoro.
Un’idea è quella di ripetere la visita a distanza di tempo, se i problemi che sanciscono la non-ideoneità presentano un carattere temporaneo. E’ possibile anche modificare le mansioni del lavoratore, in modo che risulti compatibile almeno a quelle nuove.
Infine, ma si tratta di una extrema ratio, è possibile fare ricorso agli organi di vigilanza entro 30 giorni dalla visita stessa. Tale organo ha la facoltà di modificare, revocare o confermare il giudizio.
Il tutto va considerato alla luce di una possibilità, che è più concreta di quanto si possa immaginare, ovvero che la l’idoneità non sia del tutto rigettata, bensì confermata in via temporanea o con carattere parziale. Nel primo caso, ha una scadenza; nel secondo dà il via libera per alcune mansioni e ne preclude altre.
Chi esegue le visite mediche del lavoro: il medico competente
Le visite mediche del lavoro vengono eseguite dal medico competente, altrimenti noto come medico del lavoro. E’ un medico nominato dal datore di lavoro per monitorare lo stato di salute psicofisica dei lavoratori secondo le modalità stabilite dal già citato Decreto Legislativo n.81 del 2008.
Il medico del lavoro presenta alcune peculiarità, o per meglio dire possiede dei requisiti specifici per l’esercizio della professione negli ambienti lavorativi. Infatti, deve essere specializzato in almeno una di queste discipline:
- Medicina del lavoro
- Medicina legale
- Medicina preventiva dei lavoratori e psicotecnica
- Igiene e medicina preventiva
In alternativa, da medico regolarmente iscritto all’albo, può essere abilitato all’insegnamento di una delle seguenti discipline: medicina del lavoro, medicina preventiva dei lavoratori, tossicologia industriale, igiene industriale, clinica del lavoro.
Cosa fa nello specifico il medico del lavoro? In particolare, le sue attività si dividono in due macro-aree:
- Redazione del protocollo sanitario. Il medico analizza l’ambiente di lavoro, passa in rassegna le mansioni, individua rischi e criticità. Sulla base di queste analisi, elabora un programma sanitario, ovvero decide quando (ogni quanto tempo) e come eseguire le visite mediche.
- Sorveglianza sanitaria. Esegue materialmente le visite mediche del lavoro secondo il programma stilato e ogni qualvolta esse si rendono necessarie.
La scelta del medico del lavoro
Scegliere un buon medico del lavoro è fondamentale. In primo luogo, per porre in essere una tutela degna di questo nome, rendere un reale servizio ai lavoratori e favorirne la massima produttività.
Secondariamente, per ridurre la probabilità che vengano emessi “verdetti” sbagliati, che si verificano quando un lavoratore non idoneo viene classificato come idoneo e viceversa.
Tra i medici operanti in Veneto, si distingue Umberto Schiavo.
Il dott. Schiavo esercita da molti anni la professione di medico competente. Opera nelle province di Padova, Rovigo, Verona, Venezia, Vicenza e Treviso. E’ apprezzato per la capacità di calarsi nelle singole realtà aziendali e stilare protocolli sanitari in linea con le esigenze dei lavoratori e dell’impresa.
Il tutto, in una prospettiva di pieno rispetto del Decreto Legislativo n.81/2008. L’attenzione verso il mondo del lavoro è certificata anche da una sua attività collaterale: la docenza all’interno di corsi per il primo soccorso.
Quando è obbligatorio nominare un medico competente
E’ sempre necessario nominare un medico competente e quindi sottoporre i propri lavoratori alle visite mediche? La risposta è: no.
La legge disciplina i casi in cui è previsto l’obbligo. E’ necessario nominare un medico competente quando le mansioni richiedono:
- Una movimentazione manuale di carichi
- L’esecuzione di movimenti ripetuti e gravosi a carico degli arti superiori
- L’uso di videoterminale per almeno 20 ore a settimana
- L’esposizione ad agenti pericolosi: radiazioni, vibrazioni, polveri, elementi chimici e biologici, piombo
- Attività notturne
- Attività in quota
- Il mantenimento per lungo tempo di una postura fissa, eretta o incongrua
A prescindere dalla sussistenza dell’obbligatorietà. è sempre una buona idea nominare un medico competente. In primo luogo, perché solo in questo modo è possibile tutelare la salute dei lavoratori. Una tutela che presenta degli innegabili risvolti etici ma che trova una giustificazione in motivazioni all’apparenza più venali: i lavoratori che si sentono tutelati sono più sereni e lavorano meglio.
Secondariamente, la presenza del medico competente e quindi di una sorveglianza sanitaria degna di questo nome riduce la probabilità che i lavoratori si ammalino o si infortunino. Di conseguenza, riduce la probabilità, per il datore di lavoro, di affrontare onerose richieste di risarcimento.
Le sanzioni per la mancata nomina del medico del lavoro
Se rinunciare al medico competente, allorché in assenza di obbligo, è una cattiva idea, lo è a maggior ragione se l’obbligo sussiste. Le sanzioni infatti sono molto salate e scadono addirittura nel penale. Insomma, non si riducono alla “solita” multa.
La multa c’è, chiaramente. Essa consiste in una cifra variabile tra i 1.644 e i 6.576 euro. Alla multa si aggiunge l’arresto da 2 a 4 mesi. Le furberie, in questo caso, sono sempre posticce e conducono al disastro. Al netto dei risvolti etici (anzi antitetici) della mancata nomina del medico del lavoro.